mercoledì, giugno 06, 2007

Asylum..

Eros e Thanatos camminano tenendosi la mano. ubriacandosi di gin.
L'aria è sotto la lucida lente perversa di uno psichiatra. è pesante. si respira dolore. si respira soffocamento. non si respira. Verrebbe voglia di chiedere aiuto.
Eppure Stella è lì, sprigionando su carta erotismo e passione, suscitanto odio e compassione, amore e ribrezzo, voglia e sdegno.
Eppure Edgard è lì, e lo immaginiamo col sorriso beffardo ed egoista, fanatico e spregiudicato. Pazzo. Pazzi. Bellissimi. Gioco di amore e morte, intreccio crudele, partita a scacchi con se stessi. Vittime e carnefici, e spettatori già vinti senza aver partecipato.Come può restare sulla pelle il brivido dopo aver letto la parola fine? Ricominciare a leggere, rivivere, riprovare emozioni. il romanzo trasuda emozioni.. percepite e analizzate come sul vetrino di un biologo, sudate e temute come sul lettino di un analista.. La parola descrive e tace. Illustra e lascia sospeso. Provoca e ferisce. Come un entomologo sul suo insetto ancora vivo. Un battito di ali. Vite spezzate da un gesto.

a volte li odi. a volte li ami.

E l'arte come sempre si fa complice. di un amore, di un delitto. La scultura, arte di creazione, diventa parte di un quadro di morte.. Il dolore trasuda come la passione.Stella è l'elegante, disinibito, contemporaneo specchio liberty di Emma Bovary.. Donne che bruciano dentro, che bruciano su carta, che dimenticano tutto in nome di quella passione morbosa. Che "scelgono" nel corso di tutta la vita la morte, perchè altro non è concesso ai loro occhi, alle loro mani, ai loro desideri.. Le voci si accavallano, eppure tutti i personaggi passano così in secondo piano, tipi umani che si svuotano di fronte all'intensità dei due tormentati angeli caduti.

Assassini.

Asylum...manicomio, prigione per la mente, per il cuore, per l'anima.. titolo inglese bellissimo.. così claustrofobico, così legato ai labirintici stretti vialetti della mente malata. E gli spazi aperti, la campagna inglese, i prati, il lago, la grande casa sono solo gli antagonisti beffardi e ignari di quello che è il bellissimo male in loro.. Il sesso il corpo la famiglia quasi perdono valore. Altrove se non in loro, tutto è una via di fuga.. fittizia..

Eros e Thanatos finiscono tenendosi la mano. E tenendosi il cuore di chi assapora il romanzo.
son passati quattro anni. voglio rileggerlo. (ma per ora lo impacchetto insieme a tutto quello che c'è in questa stanza)
Follia. Patrick Mc Grath.


ps. Ben avevo detto che ne avrei parlato..
ps2- dopo aver pubblicato questo post.. scopro un articolo.. io adoro le coincidenze.
http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/spettacoli_e_cultura/follia/follia/follia.html

7 commenti:

Calimero ha detto...

Leggo... rileggo... leggo ancora... nn riesco a pensare cm al solito la mia mente è rapita dai tuoi scritti... sento l'angoscia crescere... nelle tue parole vivono quei personaggi... rinascono dalle pagine del tuo blog dp essere morti sulle pagine di un libro... pagine, pagine che aspettano di essere lette e pagine che aspettano di essere scritte...

-Dovresti scrivere lo sai?
sn le prime parole che sn riuscita a dire qnd la mia mente si è riavuta... poi sl grazie perchè condividi cn noi qst dono...
TVB

Benjamin Brown ha detto...

Avevi detto che ne avresti parlato, lo ricordo bene, ma non pensavo così... le parole che hai usato per descrivere questo Asylum lasciano intravedere la tua silouhette attraverso i frammenti del romanzo.

Vittime e carnefici, odio e amore, eros e thanatos. Le dicotomie sono costanti nel descrivere il libro quanto lo sono state negli scritti che tante volte il tuo volo blu ci ha offerto.

E' importante il tuo invito alla lettura. Importante quanto il legame che hai con questo testo.
Quando riuscirò a tornare a Roma andrò a cercare questo libro... Sarà bello leggerlo cercando di percepirti fra le sue righe, raccogliere i frammenti della tua persona dispersi nella follia di un libro...

Dalla cella di fianco,
con l'armonica in bocca,
Ben

fabilunablu ha detto...

cali-spera... troppo buona con me .. non sono una scrittrice, né lo sarò mai, a ciascuno il suo.. ma mi diverto ad usar il verbo per trasmettere una emozione. sono felice di averti comunicato qualcosa che per me è importante..grazie di legger così attentamente. sai che ti voglio bene piccolina..

ben.. ogni volta che mi scrivi qualcosa io sorrido. so che cogli e mi comprendi..anche troppo..la duplicità è in me e nelle cose che amo. la duplicità degli opposti che si affascinano e si respingono. Vorrei saper esser più lineare ed equilibrata, ma il mio equilibrio è proprio nella forza dei contrasti. Sono così enigmatici.
Non vedo l'ora che tu legga il romanzo, ho voglia di sentirtene parlare..
suona ancora l'armonica, è così melancolica...
dalla cella di fianco,
in ascolto.
f.

Anonimo ha detto...

Mi unisco ai complimenti per il tuo modo di trascrivere anche il più piccolo dettaglio dando loro una forza che fa dondolare la nostra anima e l'arricchisce di una sensibilità così preziosa fuori dal comune1
Grazie!!!

fabilunablu ha detto...

sosò..lo sai :D
smack smack

Anonimo ha detto...

Cali scrive: "Dovresti scrivere lo sai?"
perchè cosa sta facendo? :-)

Sai Fabi che da quando hai postato quest'ultimo non riesco ad arrivarci in fondo? mi distraggo e mi perdo prima... uff, ora mi concentro... cosa significa?
così come oggi che non sono andato alla manifestazione di roma perchè devo studiare e invece.... brr, le mie pareti interne del cranio gocciano condensa.

uh, ho una vecchia poesia per te a proposito del fatto che dovresti scrivere:

Aperture a strappo


Leccatori d’inconscio
tuffatisi in strati linfatici
fino a non sentirsi più partecipi
dell’inclinato paesaggio urbano.
Eccoli che raccolgono sul foglio
impurità sgorganti come da piercing infetti;
perversioni da tutti taciute.
Cinque gatti di cui uno strabico
cantano serenate di sesso
non consumato,
provocato eppur sterilizzato
sottilmente tenuto legato;
ruvide corde d’ipocrisia
a formare una rete chiamata timidezza

Vorrei testimoniasse il folletto
lui che su di se li sente
i nostri abbracci mai dati
ma se ne resta muto e piegato
nella selvaggia zona nera onirica
“Dai, almeno dimmi, da dove vieni? Quando sei nato?”
“Dai tuoi occhi, in quel tempo che da bimbo sei stato toccato”
Segni sulla pelle, vi prego, sorridete!

Scrivi che ti passa
la voglia di parlare
“Mi passa la voglia di parlare”
Ora che l’ho scritto
posso tornare a falsare la pulsione
e invece di dire che di te potrei innamorarmi
dirò solo: “Beh sì, ogni tanto ti ho pensata…”


Parma(con ombre di Genova) 15-17 gennaio 2004

fabilunablu ha detto...

aranocchionik.. oggi il nick è più simpatico... la mancata concentrazione è forse indice di stanchezza. o di noia. sei riuscito a finire il post adesso? dai che il libro lo devi leggere...

grazie della poesia. rispecchia molte cose non dette. molto degli animi inquieti e quasi rassegnati. togli la condensa dal cranio e fai sorridere i segni sulla pelle.
un abbraccio fino a parma e genova, due città bellissime.
a volte gli strappi non si ricuciono.
f.