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giovedì, ottobre 15, 2009

walk like an Egyptian...


è sempre strana l'atmosfera quando rientro da un viaggio..
L'odore di casa e di nido si combina al profumo di festa e di esotico che già ci si lascia alle spalle.
Svuotare le valigie, mettere tutto a posto è un rito di iniziazione. Ricominciare con la routine, che non è poi così male. Ricominciare a desiderare le pause, gli stacchi, altri viaggi e altri bagagli. quel fremere nell'attesa, la frenesia organizzativa, il senso di libertà che giunge sempre più anelato..

Ma tornare ha la malinconica fragranza del pane appena sfornato. il naturale trascorrere dei giorni.
Poi, la sera, sul balcone davanti alla luna, tornano in mente immagini già lontane. Si ripercorrono strade, si riascoltano suoni e musiche. Si rivive l'emozione della scoperta, della novità, del desiderio appagato, della condivisione dell'altrove..
E questa volta sono i colori e i rumori d'Egitto a riempirmi gli occhi. Ancora una volta il deserto mi affascina.. quel giallo oro di sabbia sottile si trasforma man mano in roccia grigia e aggressiva.. la natura è così, come dire.. accogliente, ecco. e magica. come se vi fosse qualche incantesimo che attira gli occhi e che allo stesso tempo spaventa. è il moto ondoso delle dune, che cambiano al vento, come frivole ragazzine adultere.
E poi c'è il Nilo. Il Nilo non si può descrivere. è origine e fine. nutrimento e morte. culla e bara. è acqua e terra. Un serpente infinito che divide e unisce. collega e separa. sponde di civiltà avanzata e africa nuda.
Il Nilo incarna il suo paese: l'egitto è terra di contraddizioni, di eccessi, di fame e di cultura. terra bruciata dalla bramosia, dal "traffico", dall'imbroglio. e dall'altro lato gli occhi dei bambini nubiani, già cresciuti a 5 anni e il velo delle madri pudiche e lo sguardo accusatore di anziani tradizionalisti puntati sui costumi occidentali.
Quando un egiziano ti guarda, ti spoglia. sempre e comunque. ti denuda l'uomo eccitato, ti denuda la donna offesa, ti denuda il vecchio conservatore, ti denuda il bambino povero. Mi denuda il paese, così diverso, spogliandomi degli abiti, della mia sfrontatezza, della mia cultura, delle mie convinzioni, dei miei colori.
Mettiti il velo e china il capo. il passato è davvero troppo più grande e incomprensibile per esser guardato dritto negli occhi.

lunedì, agosto 20, 2007

back from mental paradise














Uno squarcio sui miei giorni passati, un'occhiata rapida ai colori, alla pace, un colpo d'occhio sulla luce, sul mare..









"Ammalandosi, in viaggio i sogni vagano, sospesi in una landa desolata". Haiku








"vivi come se il paradiso fosse sulla terra" ..
... e poi l'amore.
I'm back.
f.




mercoledì, agosto 01, 2007

...on holiday..

... poi vi racconto di ivan segreto.. di chi c'era e di chi c'è stato comunque...poi vi racconto delle altre emozioni...
sono qui un solo attimo.. per salutarvi..
finalmente le vacanze.
finalmente due settimane lontana da qui.
finalmente la sardegna.
a presto amici e sconosciuti.
f.

martedì, gennaio 23, 2007

la nostra odissea (Parte II)

…… E ora cosa facciamo? Cerchiamo qualunque altro volo ma non c’erano posti.. nessun volo ci avrebbe portato a Bari entro le 4.. e gli altri costavano anche una cifra indicibile.. e così, coda tra le gambe, accettiamo quel cambio volo al giorno dopo. Non eravam riusciti ad esserci. Frustrazione. Eravamo a Milano, erano le due, incazzati, addolorati, affamati. Decidiamo di andare a prendere un panino, mi metto in macchina e arrivo nella mia vecchia casetta nella provincia milanese.. trovo uno dei miei vecchi amici..Gis.. e andiamo a mangiar una cosa insieme.. nel frattempo dobbiam trovare dove dormire a Milano e ovviamente telefono a Giuseppe che chiama il portiere e mi fa lasciare le chiavi.. “sai che quella è casa tua” .. Io e Milko andiamo a Lambrate a casa sua.. sì è vero, ormai quella è anche un po’ casa mia.. ma che fare? Sembravamo chiusi in una gabbia, seduti in silenzio senza riuscirci a muovere, impotenti e nervosi.. fuori inizia a piovere. Nebbia e pioggia a Milano non sono mai stati una panacea per l’umore.. mio cugino si alza d’improvviso e mi dice “usciamo”. Mi alzo di scatto e andiamo giù per farci entrare l’aria nei polmoni pieni di veleno. Facciam la spesa per la sera, tre ore nel supermercato girandoci intorno senza sapere, sconvolti come sotto effetto narcotico, due zombie in movimento. Torniamo e vediamo un dvd.. non ricordo nulla..e preferisco mettermi a cucinare. A casa la sera passa tranquilla.. una cena, la chiacchiera con gius, un po’ di tv.. un ottimo brandy.. ma la notte è nervosa.. mi giro mi rigiro, mio cugino sul divano, io con gius e non lo faccio dormire..
Mercoledì: sveglia alle 8, colazione, e via in aeroporto.. stavolta l’aereo lo prendiamo e arriviamo alle 12 a Bari e dritti a casa delle mie cugine.. facciam di tutto per non piangere.. c’è un’aria strana, nessuno ancora si rende conto.. tutto si è consumato in un giorno ..c’è un via vai di gente e noi lì ci sentiamo spaesati e raccontiamo fatti strani per far ridere un po’. E nei sorrisi c’è l’incredulità di un’assenza.. un dolore pungente che pulsa..il vuoto. Che riconosco negli occhi delle mie cugine, di mio zio, il mio stesso vuoto. Dopo si fa il giro degli altri zii.. ma non si riesce a parlare di nulla.. una camminata al cimitero.. mille fiori.. e lei messa vicina al mio papà.. ho un tuffo al cuore. Il dolore si moltiplica. Mi incazzo con mio padre, per non esser riuscito a restare per un po’ da solo. Mi accorgo di dire cose senza senso.. torniamo a casa, una doccia.. alle 21.45 ci attende l’aereo di ritorno per Milano.. del resto la macchina è lì in un parcheggio e tutte le nostre cose in Trentino.. Doveva essere la vacanza relax.. Arriviamo alle 23 passate.. “ci fermiamo a dormire? Ho amici anche a Bergamo..” “no fabi.. ripartiamo .. arriveremo alle 3 ma andiamo, almeno ci buttiam sti due giorni alle spalle”. Non ero d’accordo a fare i tornanti di montagna di notte con la nebbia ma dico “ok..guida tu..” Ma ancora una volta l’avventura non finisce.. Dopo soli 50 km la strada faceva quasi paura.. il buio, la desolazione e la nebbia talmente fissa che non si vede a 20 metri.. siamo in tempo per chiamare Giancarlo.. è quasi l’una e lui lavora in un locale quindi per fortuna è sveglio.. “gianca.. non è che io e mio cugino possiam dormire da te stasera? È successo un casino” “fafà, qui sei a casa tua.. vieni al locale che vi preparo da mangiare e da bere”…
Per fortuna che ho tutte queste case sparse in Italia e non pago l’ICI.

lunedì, gennaio 22, 2007

la nostra odissea (Parte I)

“che bello un viaggio con mio cugino. e lasciamo qui preoccupazioni famiglie fidanzato lavoro.. solo neve stanchezza e relax.”
Avevo scritto questo.. per la statistica almeno un viaggio mi doveva andar bene e invece.. a volte mi chiedo se io sia letteralmente antitetica al termine “relax”. Se io non sia nata per sconvolgere le leggi dell’umana resistenza, se mi vogliano continuamente mettere alla prova..
Dopo il funerale di quel ragazzo la mattina, partiamo sabato pomeriggio io e mio cugino, tutti “gioiosi” come dice una mia amica, ma già la nebbia dopo 100 km ci attanaglia e facciam tappa a bologna.. si cena si ride si brinda si scherza, a letto alle 4 e via in macchina a mezzogiorno.. Arrivo a Marilleva in orario. Io e Milko ci impossessiamo della casa e dopo aver scaricato la macchina mettiamo tutto a posto.. per farvi capire, i bagagli erano i seguenti: due tavole da snow, un paio di sci, due borsoni di roba da neve, due borsoni di abiti normali, due sacche di cibo piene di pasta, olio, salsa, cose per la colazione…, una cassa d’acqua, una cassa di birra, una borsa “tecnologica” con dentro lettore dvd, casse, raccoglitori per cd, lettori mp3, macchina fotografica e robe simili.. insomma il delirio.. dopo due ore tutto è pronto e in ordine.. è domenica, ceniamo, vediam un film e poi a nanna, pronti alla settimana di relax e montagna.
Lunedì: paghiamo lo skipass settimanale .. neve solo sparata, ci son 15 gradi, fa caldo, vabbè forse sulla pista ci son le pietre, uso la tavola vecchia.. Si scende bene, ritrovo dei maestri di snow che conosco, la chiacchiera, il brindisi e poi alle 3 in camera.. riposino, piscina, cena, birrette e una camminata in un pub .. Beh se la settimana continua così non è male.. Cominciamo a lasciarci dietro i pensieri. E andiamo a nanna alle 2.20 e per la prima volta nella storia spegniamo i telefoni. Se solo non l’avessimo fatto…..
Martedì: apro gli occhi alle 8, accendo il tel, trovo 7 chiamate notturne di mia madre.. dalle 2.27 in poi.. neanche il tempo di capire mi chiama mia zia.. la mamma di milko.. ed esordisce dicendo “ragazzi.. non so come dirvelo…” “cosa è successo..?” “la zia angela..” “cosa la zia angela?????” “…………………..” “ zia mi rispondi cosa è successo????” “non c’è più”….”cosa??? come??” “si era ricoverata ieri per un infarto, operazione urgente, era riuscita, non volevamo dirvi niente per non farvi preoccupare ma…”
Mi scendono le lacrime, mio cugino mi guarda appena sveglio, non capisce, non riesco a dire niente, chiudo la chiamata, ho il compito di dirgli che la nostra amata zietta (sorella di mio e suo padre e donna meravigliosamente adorabile) non c’è più..
Restiamo dieci minuti immobili. Increduli. Arrabbiati. Poi… ok ragioniamo siamo appena arrivati, siamo a 980 km di distanza, per riportare tutto ci vuole un giorno intero, come cazzo facciamo a tornare a casa ora?? Caffè sigaretta il mio cervello si mette in moto. Sono le 9. scopro per giri di telefonate che il funerale è oggi stesso, come diavolo è possibile, è morta stanotte. Si oggi alle16. e sono le 9 e neanche senza autovelox riusciamo ad esser lì in tempo.. ma noi ci vogliamo essere. Non possiam ritraslocare ma possiamo almeno andare e tornare. con la macchina e col treno non è fattibile.. Telefono a un mio amico, mi vesto, gli dico di trovarmi il primo aereo da verona, da bologna, da milano ,ovunque ci siano due posti che ci facciano arrivare lì alle 4. nel frattempo faccio la stessa ricerca anche io dal computer di uno dell’albergo. L’unico aereo possibile da prendere: un volareweb da milano.. ore 13,35, check in entro le 12.55.. sono le 9.20.. milko accende il navigatore sono duecento km ce la possiamo fare.. Ok andrea prenota e paga pure i nostri biglietti (sant'uomo) noi ci mettiamo addosso i primi vestiti, lasciamo tutto come sta, roba a mollo, luci accese, e ci mettiamo in macchina. Merda. I km sono 200. ma scopriamo che son tutti tornanti di montagna, provinciali che attraversano paesini, e solo gli ultimi 30 km di autostrada. Ci vorranno almeno tre ore. Jean Todd mi avrebbe assunta all’istante. In macchina con la rabbia e il dolore nel cuore corriamo superiamo .. imprecazioni, sigarette, e telefoni che squillavano. Amici, parenti, gente che ci diceva di lasciar stare .. La forza di non piangere per non aver la vista appannata.. I camion, i semafori rossi, il traffico, le curve a u, mille chiamate alle compagnie aeree per scoprire se c’erano altri voli .. quello l’avremmo perso di sicuro .. niente aerei, solo possibilità di cambiare quell’aereo entro le 12,30 con un altro per la stessa tratta.. che cazzo ce ne facciamo di un altro aereo??? Mio cugino insiste “Cambiamo il biglietto a domani” .. Ok, ma la compagnia non riesce a prendere la mia carta di credito.. capiscono la situazione ci lasciano la pratica in sospeso.. Corro corro corro .. il navigatore sbaglia strada, non riconosce una chiusa, facciamo inversione, perdiamo 5 minuti.. corro, col cuore che scoppia, con mio cugino che si mastica il labbro per non urlare..corro, convinta che mi avrebbero fatto salire su quel maledetto aereo. Arriviamo a milano.. sono già le 13.15…check in chiuso da venti minuti, l'aereo parte a e 35.... chi se ne frega devo salire sull’aereo.. l’uscita di Linate : chiusa per lavori. Ma vaffanculo! Facciam il giro altri 10 minuti persi .. ormai non è cosa ma io insisto.. arrivo parcheggio entro correndo vado al desk della volare.. ormai sapevano che c’era un funerale ad aspettarci, a telefono avevam detto tutto.. ci guardano in faccia, pallida con gli occhi gonfi.. “non abbiam bagagli la prego ci faccia salire” “non è possibile, il check in è chiuso.. ma.. Ok telefono al pilota..ciao ci son due ragazzi, hanno il biglietto, devono tornare a casa è urgente..” “li farei salire..li avrei fatti salire fino a qualche minuto fa… ma sono appena partito”.
Con la nebbia fitta, quello è stato l’unico aereo a partire puntuale da Linate quella mattina.