mercoledì, novembre 04, 2009

donne sull'orlo di un sabato qualunque

Ci sono mattine in cui mi sento estranea da tutto e mi guardo intorno come se fossi un occhio lontano e distante. Spesso mi trovo a sorridere di fronte alle scene della quotidianità. A dire il vero è una vita che amo guardarmi intorno furtiva e cogliere come fossi una macchina fotografica piccole scene d’autore. Il realismo. Quello vero, quello delle strade impolverate e dei treni dei pendolari…
A proposito di treni… stamattina, nel solito treno delle 8.19 che mi porta in ufficio, solitamente affollato, stando come al solito in piedi ammassata ad altri soliti pendolari già innervositi, ho assistito ad una solita normale chiacchierata tra donne che si organizzavano per andare dal parrucchiere tutte insieme:

- Allora sabato vai…
- Si si per forza .. te ne vieni?
- Ma si…Andiamo nel pomeriggio.
- No è troppo tardi lì è stracolmo e poi ho da fare troppe cose..
- Vuoi andar di mattina?
- Sarebbe meglio così poi si ha il pomeriggio libero per lo shopping..(ammiccante) vieni anche tu?
- Ma la mattina vorrei alzarmi più tardi..
- Facciamo le 14..
- Troppo tardi..c’è troppa gente, lui è fantastico.. l’ora migliore è l’una.. mentre la gente è a pranzo.. così siamo solo noi..
- Io faccio le meches
- Si così ti danno un po’ di colore..
- Tu ?
- Li stiro forse e poi la piega..
- Io la tintura ..
- Ma come ? l’hai fatta da poco! Puoi stare così..
- Ah si.. tu dici ? allora faccio solo la piega
- Infatti dai .. …… ma li fa lui?
- No ormai ci sono le ragazze
- Lui non fa più nulla
- No .. però a me li ha tagliati lui l’ultima volta ..
- Davvero ? (nel frattempo pensavo.. e manco fosse d’artagnan col fioretto..)
- Vabbè ma son bravissimi..
- e tu vuoi venire?

Attimo di panico, di ritorno alla realtà.
Si perché la domanda era rivolta a ME. Io ero la quarta del gruppo che ascoltava in silenzio, allibita e alquanto divertita, lo scambio di battute. Da premettere che cinque minuti prima parlavano di persone che taggavano e addavano su facebook, di amici di una che chiedevano l’amicizia all’altra.. e già ero in fase osservatrice dell’ “o mio dio ma gli esseri umani son fatti a stampo..” figurati post discussione estetica tricologica quanto fossi scossa.
son stata costretta a tornar immediatamente alla realtà
- si devo andare a tagliarli ma vado solo dal mio solito parrucchiere che mi vede una volta l’anno quando son costretta al taglio. Persino la tintura blu me la faccio da sola figuriamoci se metto i miei capelli in mano a un altro! è bravissimo lo so ma grazie, preferisco evitare....

…………. e poi io all’una mangio…!!!

giovedì, ottobre 15, 2009

walk like an Egyptian...


è sempre strana l'atmosfera quando rientro da un viaggio..
L'odore di casa e di nido si combina al profumo di festa e di esotico che già ci si lascia alle spalle.
Svuotare le valigie, mettere tutto a posto è un rito di iniziazione. Ricominciare con la routine, che non è poi così male. Ricominciare a desiderare le pause, gli stacchi, altri viaggi e altri bagagli. quel fremere nell'attesa, la frenesia organizzativa, il senso di libertà che giunge sempre più anelato..

Ma tornare ha la malinconica fragranza del pane appena sfornato. il naturale trascorrere dei giorni.
Poi, la sera, sul balcone davanti alla luna, tornano in mente immagini già lontane. Si ripercorrono strade, si riascoltano suoni e musiche. Si rivive l'emozione della scoperta, della novità, del desiderio appagato, della condivisione dell'altrove..
E questa volta sono i colori e i rumori d'Egitto a riempirmi gli occhi. Ancora una volta il deserto mi affascina.. quel giallo oro di sabbia sottile si trasforma man mano in roccia grigia e aggressiva.. la natura è così, come dire.. accogliente, ecco. e magica. come se vi fosse qualche incantesimo che attira gli occhi e che allo stesso tempo spaventa. è il moto ondoso delle dune, che cambiano al vento, come frivole ragazzine adultere.
E poi c'è il Nilo. Il Nilo non si può descrivere. è origine e fine. nutrimento e morte. culla e bara. è acqua e terra. Un serpente infinito che divide e unisce. collega e separa. sponde di civiltà avanzata e africa nuda.
Il Nilo incarna il suo paese: l'egitto è terra di contraddizioni, di eccessi, di fame e di cultura. terra bruciata dalla bramosia, dal "traffico", dall'imbroglio. e dall'altro lato gli occhi dei bambini nubiani, già cresciuti a 5 anni e il velo delle madri pudiche e lo sguardo accusatore di anziani tradizionalisti puntati sui costumi occidentali.
Quando un egiziano ti guarda, ti spoglia. sempre e comunque. ti denuda l'uomo eccitato, ti denuda la donna offesa, ti denuda il vecchio conservatore, ti denuda il bambino povero. Mi denuda il paese, così diverso, spogliandomi degli abiti, della mia sfrontatezza, della mia cultura, delle mie convinzioni, dei miei colori.
Mettiti il velo e china il capo. il passato è davvero troppo più grande e incomprensibile per esser guardato dritto negli occhi.

venerdì, agosto 21, 2009

ma che ti stupisci a fare?!

Mi stupisco ancora del comportamento degli esseri umani.
Mi stupisco ma in fondo non mi stupisco.
Mi stupisco piuttosto del fatto che ancora mi stupiscano le meschinità e le piccolezze della gente. Ma forse mi stupisce il fatto che le botte più grandi si ricevono dalle persone da cui mai te lo aspetteresti. Soprattutto quando si aggregano, si impecoriscono, sentono l’assoluto bisogno di condividere le brutture. Sarà una necessità di appartenenza, una specie di senso di protezione, come aggregazione politica o massoneria o mafia dei sentimenti all’incontrario. Forse si deve pagare il pizzo per avere rispetto. E così le mandrie confabulano, elaborano, tacciono, macchinano, scacciano. Credono di gestire e invece si lasciano gestire.
Parole al vento di autoesaltazione . credersi migliori degli altri . nel nome di un ideale superiore. Peccato che quell’ideale l’hanno sporcato proprio loro. Com’è facile corrompere la verità quando a delinquere son proprio i padroni. Facile professare giustizia rispetto uguaglianza e fratellanza quando si diventa Robespierre. w la ghigliottina. Il problema resta sempre lo stesso. Coerenza e dialogo . se le persone si fermassero 5 minuti di più a pensare forse alla soluzione più comoda, alle necessità degli altri e di conseguenza ai proprio errori tutto sarebbe più facile . ma le mandrie non pensano, seguono cane e bastone . e si nutrono d’erba. Finchè conviene. del resto psicologicamente aiuta svuotar la propria merda in un campo dove ce n'è già tanta, si confonde e non si può esser giudicati troppo sbagliati......

Peccato che nessuno mai si ricordi che la lana delle pecore nere è più pregiata.

lunedì, luglio 20, 2009

quando mi emozioni

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti nella bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.

In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
ci siederemmo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
- verso il Belgio o verso l’Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore”.

(Nazim Hikmet, Parigi, 1958)

mercoledì, luglio 08, 2009

dedicata in un giorno di nervi

Dalla soglia di un sogno mi chiamarono…

Era la buona voce, amata voce.

- Dimmi: verrai con me a vedere l’anima?…

Una carezza mi raggiunse il cuore.

- Sempre con te… Ed avanzai nel sogno

per una lunga, spoglia galleria;

sentii sfiorarmi la sua veste pura

e il palpito soave della mano amica.

(Machado)

giovedì, giugno 11, 2009

per il 10 giugno

Quest’anno, per il 10 giugno, non ho scritto nulla. Non perché non volessi ma perché questo maledetto tempo che non gestisco mi taglia anche i pensieri. E la forza di costruirli e di esprimerli.
Gli occhi versavano inchiostro. Come sempre le immagini ritornano più violente in una ricorrenza. Come un appuntamento. Che cosa sciocca.. come se un dolore non esistesse negli altri 364 giorni . e invece c’è, in sordina. Ma la data, la data è pungente. Volente o nolente come marea fa risalire tutto e in un’ondata porta a galla le cose represse, i flash che volevi rimuovere, le assenze profonde degli abissi del sé.
E ancora un altro anno è passato. E ancora è un anno senza di te.

A te. Uomo che non pretendeva.

domenica, marzo 01, 2009

28 febbraio

il mio 28 febbraio.
il nostro 28 febbraio.
gli stessi colori, la corda invisibile ma ancora presente, incastratafissa nei nostri pensieri. nei nostri occhi.
il mio 28 febbraio, raggiunto a fatica ma con una consapevolezza e una forza e un amore dirompente.
il nostro 28 febbraio, voluto con pazienza, con attesa, con speranza, con paura, con fiducia, con i sogni di una vita.
un giorno apparentemente qualunque che ti cambia le esistenze.
voglio che ogni giorno sia un 28 febbraio. lo voglio intensamente.

lunedì, febbraio 16, 2009

Silenzio.
Ci si abitua alla voce del silenzio.
soprattutto quando nel giorno mille voci si accavallano, suoni, rumori e ti inquinano di inutilità. Ci si riempie di chiacchiere sciocche e vuote, si sentono parole e discorsi di cui in fondo non ci importa nulla. E il resto diventano pensieri. che non trovano forma. Quando nella confusione non si riesce a dar loro un ordine tanto vale il silenzio. Poi le cose si rivelano. Magari sotto una nevicata. Magari per un'epifania. Magari per una meravigliosa coincidenza. Magari per stanchezza. E allora all'improvviso magari si ritrovano le parole.. o sono loro a ritrovare te. E ad impossessarsi di te in notti buie di calore riempiendoti le mani e il petto e gli occhi e la bocca. L'esigenza di dire. A tratti anche di scrivere.. ritrovare espressioni per riemergere, saltare dal baratro in cui si era sprofondati e dare alle parole il significato di luce. il "finalmente basta". srotolare le matasse che avviluppavano i protagonisti degli incubi e riprendersi la libertà. almeno quella di essere felici.