giovedì, novembre 30, 2006

oggi è 30 novembre.. s.andrea..



Il dubbio è una passerella che trema tra l'errore e la verità (G. Bufalino)


"Il dubbio è facoltà tipicamente umana, non c’è dubbio.
Il dubbio è se chiamarti per dirti che oggi non ti vorrei sentire oppure deluderti soltanto, sparire.
Il dubbio è mi faccio un altro giro di teroldego oppure passo a qualcosa di più definitivo.
Il dubbio è “quella bambina è veramente figlia mia?”
Il dubbio è attesa e di solito aspetti che la vigliaccheria ti passi da sola come un’influenza, banale.
Il dubbio è paura, è “non voglio essere solo” e sapere che invece è esattamente così.
Il dubbio è una serie di conseguenze altamente probabili, è un’esitazione bastarda, è l’autostima che muore.
È un mondo inadatto e, maledizione, ostile al tuo cuore, al tuo giovane fiore. "
G.Casale...Reading..

Quante volte ho pensato che la verità del tutto fosse nel dubbio... e questo perchè non è verità assoluta o indefinita. Il mondo è fatto di mille verità parziali e prospettive individuali, ognuna con la propria ragion d'essere, ognuna con la propria essenza, con il proprio dubbio relativo negli oppositori. E quando i dubbi delle due parti di verità si scontrano? quando i miei dubbi si scontrano con i tuoi? è lì forse, in quell'incrocio di energie che si toccano come forze concentriche attirate da un magnete, è lì dicevo che il doppio dubbio diventa per una frazione di secondo nullo, la verità assoluta.

Continuo a pensare che la verità del tutto sia nel dubbio. Perchè esso ci consente di mettere tutto in discussione, di provare a vedere le cose da altre prospettive, di non restare reclusi nella nostra narrow mind ma di ampliare gli spazi conoscitivi. Perchè il dubbio..beh.. fa mettere in dubbio anche noi stessi e la nostra presunzione, le pseudocertezze saccenti su cui quotidianamente camminiamo e che hanno solo un sapore stantio. Il dubbio è ostile si, se lo si teme. il dubbio è paura si, ma di non affrontarlo. Iil dubbio sarebbe una forma di luce se non si avesse terrore del buio. è sul dubbio più grande che si fondano le verità meno rivelate.. la fede.. il dubbio è quella serie di domande esistenziali che ci fanno dubitare di tutto, del nostro stesso vivere. Il dubbio è filosofia. Il dubbio è punto di partenza. è dal dubbio che si giunge alla risposta meno sbagliata. Mai restar indecisi e dubbiosi, agire e iniziare ponendosi un dubbio. E dubitare magari anche dopo aver scelto. Per giungere almeno a una propria verità. E a scegliere il meglio.

Il dubbio sei tu, è ciò che mi circonda, è il mio lavoro. il dubbio è il mio risveglio di domani.. il dubbio è il mio modo di essere sempre diversa da me stessa e dagli altri.. è il mio modo di non accettare tutto quello che mi viene proposto come un automa, è il mio modo di pensare, riflettere, cercare una risposta plausibile.. è il mio modo di tener vivo il cervello.

C'è nessunooooo??


"Credere è monotono, il dubbio è profondamente appassionante". O.Wilde

martedì, novembre 28, 2006

i miei amici maschi lo dicono da sempre...

(dal corrieredellasera online)

Parole, le donne ne usano il triplo dei maschi
Il gentil sesso batte gli uomini 20 a 7 (mila) e mentre parla prova sensazioni paragonabili all'ebbrezza


SAN FRANCISCO (Usa) – Luann Brizendine, neuropsichiatra e direttrice di una clinica di San Francisco, ha pubblicato in un recente libro – The Female Brain (Il cervello femminile) – gli ultimi risultati della sua attività di ricerca sulle differenze tra sessi ricondotte a differenze nella fisiologia cerebrale. Il testo, ambizioso nel suo disegno generale e dettagliato nell'esposizione dei risultati, confronta le differenze tra il cervello maschile e quello femminile e le riconduce alla vita intra-uterina. Dall'attività degli ormoni sessuali nella formazione del cervello del feto dipenderebbe quindi la differenza tra le due materie grigie. La Brizendine considera quindi il cervello dei maschi e quello delle femmine "diversi per natura", e larga parte di questa differenza sarebbe riscontrabile nelle attività emotive e comunicative, soprattutto quelle verbali.

COMUNICARE LE EMOZIONI - «Le donne hanno un'autostrada a otto corsie per elaborare le emozioni, mentre gli uomini l'equivalente di un sentiero di campagna» sintetizza Brizandine; non c'è quindi da stupirsi nell'apprendere che in media le donne utilizzano il triplo delle parole proferite dagli uomini (20 mila contro 7 mila). E non ci si può sorprendere nemmeno del paragone che la neuropsichiatria avanza tra il piacere femminile della chiacchiera e la sensazione di soddisfazione tipiche dell'eroina: la chimica celebrale non è poi così dissimile secondo Brizendine. Inoltre le donne parlano più velocemente e impiegando più cellule cerebrali per farlo. La comunicazione però non si limita al solo parlare, ma anche all'ascolto, cosa di cui tiene conto anche il libro. Il testosterone, responsabile della silenziosità maschile, influisce anche sulla capacità di ascoltare il prossimo, limitandola. Forse un meccanismo di difesa – e di selezione naturale? – contro le chiacchierone.

NON COMUNICARE I TABOO – C'è però un'area del cervello che è più sviluppata in quello maschile: la capacità di pensare al sesso. Qui la situazione si capovolge: «gli uomini hanno l'equivalente di un aeroporto internazionale per gestire pensieri sul sesso, mentre le donne una piccola pista d'atterraggio provinciale abilitata per i piccoli velivoli». E forse in questa ulteriore differenza per genere è da ricercarsi anche parte della differenza comunicativa, gli uomini pensano a cose di cui non si può parlare così frequentemente, e per cui bastano poche parole, nei casi più felici introduttive all'azione, negli altri alla solitudine.

REAZIONE DEL MONDO ACCADEMICO – La ricezione del testo della Brizendine – che uscirà in Italia per i tipi di Rizzoli nel 2007 ­– non è stata unanimemente positiva nel mondo accademico; molti studiosi hanno avanzato critiche sulle tesi esposte, e considerano il ruolo del testosterone meno decisivo in termini di fisiologia cerebrale. Secondo questi studiosi le differenze tra le personalità maschili e femminili sono riconducibili al condizionamento sociale in cui gli esseri umani crescono. Deborah Cameron, professoressa di linguistica all'università di Oxford, pensa addirittura che non ci siano differenze di genere apprezzabili per quanto riguarda l'attività comunicativa verbale: "Se si raccolgono più dati e si aggregano più studi in materia si scopre che ci sono solo piccole differenze tra la quantità di parole proferite da uomini e donne". Ai due sessi ora il compito di discuterne, o di meditarci silenziosamente, a scelta.
28 novembre 2006

sabato, novembre 25, 2006

Don't


Non pregarmi di ascoltare il suono di quei passi.
Non insistere nel risvegliare echi lontani sepolti sotto cemento e fango.
Non chiedermi di ignorare la tua ipocrisia camuffata dell’affetto nel quale tu stessa credi.
Non chiedermi di dimenticare tutto quello che ho sempre amato, anche tradendolo.
Non permettermi di tacere ancora di fronte ai silenzi che trascini.
Non graffiarmi le orecchie con parole che non hanno un suono leggiadro.
Non nutrirmi di vanità e banali acrobazie volgari.
Non abbassare lo sguardo di fronte alla mia verità.
Non colpirmi gli stinchi con saliva di legno e ferro.
Non strisciare sotto i miei abiti con dita al cloroformio.
Non testimoniar le tue scuse per poi ripetere gli stessi errori.
Non usarmi ingegnoso sarcasmo solo per mascherare le tue mancanze.
Non restare in silenzio quando vedi i miei occhi in emozione.
Non lasciarmi scappare delusa e disillusa da idee non condivise.
Non veder ciò che sembro, cerca ciò che sono.
Non.

martedì, novembre 21, 2006


pioggia sui vetri
come scandire del tempo
veloce e inarrestabile.
ma qui tutto sembra
immobile,
a tratti stantio.
è sera, rigidità del giorno
che già fu.
tremori integrati
al movimento degli arti,
impercettibile la distanza
tra il meccanico e lo psicotico.
null'altro intorno
se non il mio respiro.
uscire dal torpore
con slanci di affamato risveglio
desidero.
non v'è rete che tenga
alla caduta di un'idea.

f.

gli ultimi 3 giorni


Eccomi qui di ritorno da un weekend romano..

sabato e domenica lo stage di capoeira.. quante risate.. il viaggio in 5 in macchina cantando e dicendo cavolate e poi lì a conoscere gente e analizzare lo stato di esaltazione altrui, vedere la bravura e la follia di quelli bravi e sentirsi i più inetti!

"dai, ora vi insegno la ruota senza mani.."

"ma se io non la faccio manco normale!!!"

il traffico..i vari guai con le varie macchine (che sfiga generalizzata), i panini e la birra.. il sacco a pelo nella palestra e un coro di russamento cronico assoluto da studio medicoantropologico.. e poi un po' di libertà.. gli altri son partiti e io sono stata a sprazzi con degli amici importanti.

Prima Umberto a parlar di teatro e ad improvvisare un dialogo semiassurdo tutto registrato.. chissà che non ne esca un copione da fare un giorno insieme..

Poi Sabino col raffreddore e la sua chitarra da concerto.. quelle note che permeavano la stanza e il silenzio intorno per non disturbare..la mia vecchia casa romana, cambiata, nelle forme e nei colori, la mia stanza rivoluzionata dal nuovo inquilino, sentire come il tempo passa e come si resta legati cmq a dei luoghi e degli spazi che hanno assorbito il tuo odore..

Poi la mia pergamena di laurea che mi son decisa di andare a ritirare dopo non so più quanto tempo ..

e infine Alina .. la mia vecchia amica di sempre .. quelle amiche che senti una volta all'anno e tutto è come sempre.. noi davanti allo specchio a metterci il rossetto prima che lei andasse a lavoro e .."cavolo ma stiamo facendo la stessa cosa dopo 14 anni".. come quando ci preparavamo fanciulle in bagno prima di uscire .. che bello accorgersi di piccoli gesti ripetuti che però uniscono e rafforzano i legami..


Poi un viaggio in treno con un libro..


E ora a casa davanti al pc.. a ricominciare la solita routine chiusa in questa stanza che dovrò prima o poi rivoluzionare.. il periodo dei viaggi sparsi credo sia quasi totalmente finito.. e ricomincia il mio mondo fatto del profumo di questa camera (se le scarpe da ginnastica sono fuori) e dalla mia solitudine..


The world is not enough.

It will never be enough for me.

I long for distances and spaces with no boundaries for thinking. And acting.



giovedì, novembre 16, 2006

9 crimes

Leave me out with the waste This is not what i do
It's the wrong kind of place To be thinking of you
It's the wrong time For somebody new
It's a small crime
And i've got no exuse
Is that alright?
Give my gun away when it's loaded
Is that alright?
If u dont shoot it how am i supposed to hold
it is that alright?
Give my gun away when it's loaded
Is that alright Is that alright with u?
Leave me out with the waste This is not what i do
It's the wrong kind of place To be cheating on you
It's the wrong time but she's pulling me through
It's a small crime And I've got no exuse
Is that alright?
Give my gun away when it's loaded
Is that alright?
If u dont shoot it how am i supposed to hold it
Is that alright?
Give my gun away when it's loaded
Is that alright Is that alright with u? Is that alright? Is that alright? Is that alright with u? Is that alright? Is that alright? Is that alright with u?
No...

il nuovo album di Damien Rice... questo pezzo è un capolavoro.. in loop mentre lavoro, in loop mentre sono in macchina.. in loop nella testa.. la sua voce è una carezza profonda, la chitarra un soffio leggero e un urlo feroce.. anche se questa volta il testo non è realtà nella mia vita.. e ho il cuore sereno..
Non riesco ancora a capire se questo album è più bello o no del vecchio, i pezzi ti entrano nella testa con dolce violenza eppure non riesco a toglierlo dallo stereo..
dovete ascoltarlo.
goodnight..

giovedì, novembre 09, 2006

oggi..

oggi sono come neve.
bianco candore di ghiaccio si posa sulle mani calde altrui e diventa acqua.
limpida, scivolosa, voluttuosa.
Amo la trasformazione.
in questo inverno ormai giunto manca la mia tavola da snow e un bicchiere di Brugal.

mercoledì, novembre 08, 2006

i cigni solitari - momento letterario del mese

Virginia viveva nel fondo del cuore.
Nel fondo del cuore respirava.
Lei si sbocciava.
Lei come un fiore.
Si svegliò diventando un'Alice smarrita da un sogno alla fine.
Così smarrita nella passione si chiese quante preghiere valesse il rimorso di non aver atteso che il tempo le portasse l’amore.
Così Virginia cresceva nei sogni. Virginia non aveva mai avuto un’amica migliore e le mancava una sorella dal sangue diverso. Virginia guardò una ragazza gridare. Ne seguì la corsa sul prato.
Il giorno dopo l’avrebbe incontrata.
Non per caso. L’avrebbe incontrata.
Ancora.
Le regalò un sorriso.
Ebbe inizio così.
Elena, così si chiamava.
Adorava sentire. Lo capì dal modo in cui si esponeva alla vita.
Senza paure.
"Vorrei mi pensassero pazza" le disse una volta.
Sembrava cercasse di liberarsi da se.
Quasi qualcosa le imprigionasse la parte più vera.
Elena aveva un segreto.
Come tutti un segreto.
Da non svelare.
Una mattina Elena la guardò puntandole addosso se stessa.
Le disse: "Un giorno ti dimenticherò".
Aveva espressioni d’amore sottratto.
Le disse: "Il giorno in cui uscirai dalla mia vita lotterò per dimenticarti all'istante".
Virginia provò un sentimento simile alla paura.
Intravide qualcosa di sconosciuto.
Era come il segno di una ferita.
Disse: "Odio i ricordi, non voglio mai odiarti".
Diventarono indivisibili vite.
Dal niente al tutto con un battito d’ali.
…Nemmeno un istante da respirare lontane…
Sincronizzando il pulsare del cuore.
Invisibili streghe. Pensava abitassero nei sogni peggiori per farla star male.
Per trafiggerle il sonno con sgraziata violenza.
Due gemelle divise da un suono che esplode.
Furiosi demoni in quella stanza.
Suonò il campanello andò ad aprire.
Elena arrivò con un orsacchiotto di peluche in mano. Rideva isterica.
Ormai aveva capito che se lei rideva in quel modo in realtà non rideva.
Diceva: "io non sono ciò che credi".
Virginia non chiese nulla.
Strinse tra le braccia la disperazione.
Qualcosa di speciale le univa. Forse la bellezza di sapersi all’inizio di tutto. Forse la paura del momento in cui se ne sarebbero stancate.
Segni indelebili che diventano storia e storia rimangono per sempre. Anche se gridi, se ti disperi.
Tagli nel cuore. Sangue che cade.
Elena. La sua amicizia. Il suo modo di guardarla e viverla.
Ambiguamente. Assomigliava. All’amore.
Ascoltò il respiro dell’amica fermarsi. Guardò i suoi pugni stringersi.
Stritolare l’impotenza di non poter gridare parole al vento.
Se le avesse ascoltate quelle parole……
Esistono parole che non hanno bisogno di voce ed erano quelle.
Pur restando mute gridavano. Uccise dentro pugni chiusi.
E nulla era più da capire ma da dimenticare.
Dimenticare e fuggire.
Si mise a correre. Via. Lontano per non vedere.
Ci sono corse che non hanno bisogno di nessuno spostamento.
Si può anche stare immobili e finire lontani.
Poi contro il corpo come vento violento strinse un’amica che le gridava ti amo.
Come cadere. Come cadere a ogni ti amo.
Di Elena aveva sentito il respiro fuggire.
Respiro che corre fatto di pianto. Non lo aveva seguito.
Era rimasta a guardare.
Ripercorreva giorni con furia.
Con la smania folle di quando vuoi ritrovare la cosa più preziosa che hai perso per errore.
"Virginia mi manchi da morire"
Elena iniziò a parlare con massacrante dolcezza.
La stessa dolcezza che possiede chi ha già perduto la persona amata ma continua a lottare.
E il vuoto l’accolse. Per mano dentro ricordi.
Elena continuamente. Alberi e cieli di foglie. Cento favole e baci mai dati.
Usciva dai sogni così. Forse era come ciò di cui non aveva memoria.
Se solo fosse stato possibile illustrare nel cielo quel dolore.
Multipli lampi dal cielo spezzato.
Che era morta.
Le dissero che era morta.
Che nell’alba l’avevano vista galleggiare
Come.
Un cigno.
Aveva lasciato una lettera.
Sopra c’era scritto il suo nome.
C’era scritto a Virginia con infinito amore.
Quando la lesse iniziò a gridare.
Irrigidì il corpo e la bruciò nel cuore.
A Virginia con infinito amore:
….. E noi, l’una dell’altro
I colli reclini attorcigliammo
Come 2 cigni solitari …..

LoVeRs – I. Santacroce.. mai letto niente, ma sto pezzo è bellissimo.

martedì, novembre 07, 2006

in-attese

Vorrei una sorpresa.
Una telefonata lontana ma desiderata in silenzio, per anni.
Una bellissima email da uno sconosciuto.
Una lettera con una foto.
Un regalo inatteso.
Un citofono che suona all’improvviso e una voce amica che viene da lontano e dice “eccomi”.
Tu che mi dici “prendi uno zaino e partiamo”.
Loro che mi dicono “si facciamo lo spettacolo”.
Lui ancora in sogno per me.
Qualcuno che chieda scusa.
Qualcuno che mi abbracci forte senza che debba chiederlo.
Una libreria nuova.
E vorrei non sentirmi sempre in bilico.. walking in circle sull’albedo della luna...