mercoledì, novembre 08, 2006

i cigni solitari - momento letterario del mese

Virginia viveva nel fondo del cuore.
Nel fondo del cuore respirava.
Lei si sbocciava.
Lei come un fiore.
Si svegliò diventando un'Alice smarrita da un sogno alla fine.
Così smarrita nella passione si chiese quante preghiere valesse il rimorso di non aver atteso che il tempo le portasse l’amore.
Così Virginia cresceva nei sogni. Virginia non aveva mai avuto un’amica migliore e le mancava una sorella dal sangue diverso. Virginia guardò una ragazza gridare. Ne seguì la corsa sul prato.
Il giorno dopo l’avrebbe incontrata.
Non per caso. L’avrebbe incontrata.
Ancora.
Le regalò un sorriso.
Ebbe inizio così.
Elena, così si chiamava.
Adorava sentire. Lo capì dal modo in cui si esponeva alla vita.
Senza paure.
"Vorrei mi pensassero pazza" le disse una volta.
Sembrava cercasse di liberarsi da se.
Quasi qualcosa le imprigionasse la parte più vera.
Elena aveva un segreto.
Come tutti un segreto.
Da non svelare.
Una mattina Elena la guardò puntandole addosso se stessa.
Le disse: "Un giorno ti dimenticherò".
Aveva espressioni d’amore sottratto.
Le disse: "Il giorno in cui uscirai dalla mia vita lotterò per dimenticarti all'istante".
Virginia provò un sentimento simile alla paura.
Intravide qualcosa di sconosciuto.
Era come il segno di una ferita.
Disse: "Odio i ricordi, non voglio mai odiarti".
Diventarono indivisibili vite.
Dal niente al tutto con un battito d’ali.
…Nemmeno un istante da respirare lontane…
Sincronizzando il pulsare del cuore.
Invisibili streghe. Pensava abitassero nei sogni peggiori per farla star male.
Per trafiggerle il sonno con sgraziata violenza.
Due gemelle divise da un suono che esplode.
Furiosi demoni in quella stanza.
Suonò il campanello andò ad aprire.
Elena arrivò con un orsacchiotto di peluche in mano. Rideva isterica.
Ormai aveva capito che se lei rideva in quel modo in realtà non rideva.
Diceva: "io non sono ciò che credi".
Virginia non chiese nulla.
Strinse tra le braccia la disperazione.
Qualcosa di speciale le univa. Forse la bellezza di sapersi all’inizio di tutto. Forse la paura del momento in cui se ne sarebbero stancate.
Segni indelebili che diventano storia e storia rimangono per sempre. Anche se gridi, se ti disperi.
Tagli nel cuore. Sangue che cade.
Elena. La sua amicizia. Il suo modo di guardarla e viverla.
Ambiguamente. Assomigliava. All’amore.
Ascoltò il respiro dell’amica fermarsi. Guardò i suoi pugni stringersi.
Stritolare l’impotenza di non poter gridare parole al vento.
Se le avesse ascoltate quelle parole……
Esistono parole che non hanno bisogno di voce ed erano quelle.
Pur restando mute gridavano. Uccise dentro pugni chiusi.
E nulla era più da capire ma da dimenticare.
Dimenticare e fuggire.
Si mise a correre. Via. Lontano per non vedere.
Ci sono corse che non hanno bisogno di nessuno spostamento.
Si può anche stare immobili e finire lontani.
Poi contro il corpo come vento violento strinse un’amica che le gridava ti amo.
Come cadere. Come cadere a ogni ti amo.
Di Elena aveva sentito il respiro fuggire.
Respiro che corre fatto di pianto. Non lo aveva seguito.
Era rimasta a guardare.
Ripercorreva giorni con furia.
Con la smania folle di quando vuoi ritrovare la cosa più preziosa che hai perso per errore.
"Virginia mi manchi da morire"
Elena iniziò a parlare con massacrante dolcezza.
La stessa dolcezza che possiede chi ha già perduto la persona amata ma continua a lottare.
E il vuoto l’accolse. Per mano dentro ricordi.
Elena continuamente. Alberi e cieli di foglie. Cento favole e baci mai dati.
Usciva dai sogni così. Forse era come ciò di cui non aveva memoria.
Se solo fosse stato possibile illustrare nel cielo quel dolore.
Multipli lampi dal cielo spezzato.
Che era morta.
Le dissero che era morta.
Che nell’alba l’avevano vista galleggiare
Come.
Un cigno.
Aveva lasciato una lettera.
Sopra c’era scritto il suo nome.
C’era scritto a Virginia con infinito amore.
Quando la lesse iniziò a gridare.
Irrigidì il corpo e la bruciò nel cuore.
A Virginia con infinito amore:
….. E noi, l’una dell’altro
I colli reclini attorcigliammo
Come 2 cigni solitari …..

LoVeRs – I. Santacroce.. mai letto niente, ma sto pezzo è bellissimo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

tu mi provochi. Io adoro fare spazio nelle stanze degli altri.

fabilunablu ha detto...

;) e allora vieni a capire dove mettere tutti i miei libri e le carte e la musica e il passato e i ricordi e le immagini e i pensieri che qua dentro si ammucchiano e mi tolgono aria..pur essendo la mia aria.