venerdì, settembre 29, 2006


Tu sei un dono.
ora lo so.

venerdì, settembre 22, 2006

sogni di ricordi


questa notte ti ho sognato. ancora una volta.
come tanti anni fa. quando temevo che qualcosa ti fosse capitato.
ora però non posso saperlo. ora non ho il diritto di sapere nulla di te.
era un sogno diverso, uno sguardo duro, distante. il tuo.
ma anche il mio.
ti sputavo addosso tutto quello che non ti ho mai potuto dire. ti facevo sentire il dolore la rabbia il vuoto provati di fronte alla tua assenza di spiegazioni non valide, al tuo incurante abbandono. ma sempre con la gioia negli occhi di averti di fronte a me. ripercorrevamo insieme quel treno, gli aerei, le rincorse pazze, le telefonate, le mail, i silenzi, i desideri, le paure, le telefonate con tua mamma per tranquillizzarla, le notti svegli alle 2 a fumare sigarette per farti sfogare, le giornate seduti per terra, le telefonate interminabili.. oxford berlino parigi.. un viaggio in macchina e Francis Cabrel.. quella cassetta ci unirà ancora..e ho trovato due video di quei pezzi.. un sorriso malinconico spunta.
e questa notte ti ho sognato. ancora una volta. come ieri. dopo 5 anni.
con la sensazione che qualcosa sia avvenuto. L'altro giorno è stato il tuo compleanno.. pensiero..
come quando a milano temevo di incontrarti per caso in una metro, in una piazza, per strada.. pur desiderandolo.
un giorno chissà se rincontrerò i tuoi occhi.
un giorno chissà se se mi avrai pensata.
un giorno chissà se davvero avrò la voglia di scriverti o di bussare alla tua porta.
gli angeli custodi non si abbandonano così.
un giorno chissà. ma di notte ancora ogni tanto ti rivedo. come quella foto in camera mia. e mi chiedo perchè le cose belle finiscano, ad un certo punto.

grazie di aver fatto parte della mia vita anche solo per sei anni amico mio.
ci rivedremo lo so, perchè ti sognerò, ancora una volta.

ho trovato quella song..ripensando a quell'ultimo saluto in aeroporto, l'ultimo abbraccio.. te la dedico ..

4dicembre1999.. http://www.youtube.com/watch?v=otqFvrGXP7g

Elle te fera changer la course des nuages,
Balayer tes projets, vieillir bien avant l'âge,
Tu la perdras cent fois dans les vapeurs des ports,
C'est écrit...
Elle rentrera blessée dans les parfums d'un autre,
Tu t'entendras hurler "que les diables l'emportent"
Elle voudra que tu pardonnes, et tu pardonneras,
C'est écrit...
Elle n'en sort plus de ta mémoire
Ni la nuit, ni le jour,
Elle danse derrière les brouillardsE
t toi, tu cherches et tu cours.
Tu prieras jusqu'aux heures ou personne n'écoute,
Tu videras tous les bars qu'elle mettra sur ta route,
T'en passeras des nuits à regarder dehors.
C'est écrit...
Elle n'en sort plus de ta mémoire
Ni la nuit, ni le jour,
Elle danse derrière les brouillards
Et toi, tu cherches et tu cours,
Mais y a pas d'amours sans histoires.
Et tu rêves, tu rêves...
Qu'est-ce qu'elle aime, qu'est-ce qu'elle veut ?
Et ses ombres qu'elle te dessine autour des yeux ?
Qu'est-ce qu'elle aime ?Qu'est-ce qu'elle rêve, qui elle voit ?
Et ces cordes qu'elle t'enroule autour des bras ?Qu'est-ce qu'elle aime ?
Je t'écouterai me dire ses soupirs, ses dentelles,
Qu'à bien y réfléchir, elle n'est plus vraiment belle,
Que t'es déjà passé par des moments plus forts,Depuis...
Elle n'en sort plus de ta mémoire
Ni la nuit, ni le jour,
Elle danse derrière les brouillards
Et toi, tu cherches et tu cours,
Mais y a pas d'amours sans histoires.
Oh tu rêves, tu rêves...Elle n'en sort plus de ta mémoire
Elle danse derrière les brouillards
Et moi j'ai vécu la même histoire
Depuis je compte les jours...

lunedì, settembre 18, 2006

dedicata


C'è Tempo

Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare.

C'è un tempo negato e uno segreto
un tempo distante che è roba degli altri
un momento che era meglio partire
e quella volta che noi due era meglio parlarci.

C'è un tempo perfetto per fare silenzio
guardare il passaggio del sole d'estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l'ora muta delle fate.

C'è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c'era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.

È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c'è tempo, c'è tempo c'è tempo, c'è tempo
per questo mare infinito di gente.

Dio, è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz'ora sono qui arruffato
dentro una sala d'aspetto
di un tram che non viene
non essere gelosa di me
della mia vita
non essere gelosa di me
non essere mai gelosa di me.

C'è un tempo d'aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.

C'è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente
si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando ci si capisce
un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato.
Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo sognato
che bisognava sognare.


Ivano Fossati

dedicata a più di un amico che in questi giorni è un po' giù.. e lascia che il tempo si trascini e lo trascini, e non crede di poter reagire alle cose.. questa canzone è per voi. dedicata in silenzio. a chi saprà e a chi non saprà.

sabato, settembre 16, 2006

ci son persone .. assenze..


Ci son persone che ci entrano nel sangue e non vanno più via. Ci son persone che ti scorrono dentro e non si possono cancellare. La loro presenza è viva. Come se avessero scavato una caverna, una stanza dove riposare in silenzio e suonare qualche triste melodia ogni tanto quando la porta della memoria si apre. Ci son persone che vanno via perché decidono che sia più giusto così. Ma anche a distanza di anni sai che se tornassero per chiederti un abbraccio tu saresti lì per loro. Ci sono assenze incolmabili. Persone la cui assenza brucia come fuoco vivo. Altre persone sono invece assenze presenti, perché non ci mancano neanche più, tanto si son radicate dentro. Ci sono e basta. Io non lo so realmente spiegare quello che sento a volte.
A. Ci son persone che mi mancano anche se son sedute accanto a me, perché ci si colma di silenzi, perché la comunicazione è interrotta e neanche una carezza riesce a dire quanto ormai si nasconde, quello che passa come flusso di pensieri silenti. Sei lì e vorresti dire solo “mi manchi” .. e far qualcosa per non perdersi.. ma vedi i muri e i silenzi davanti e capisci che forse non è il caso.. anche se per me è sempre il caso..
M.M. Ci son persone che invece ci mancano non per quello che erano, ma per come noi eravamo allora. Tanti ricordi comuni che vorresti rincorrere, sorrisi che immaginiamo su quelle labbra, sulle nostre labbra. Per sentirsi più leggeri. E per tornare forse un po’ al tempo in cui credevamo nelle cose, in cui la fiducia e i sogni erano come tappeti volanti..e le delusioni non si conoscevano ancora.
R. Ci son persone che non ci sono fuori ma son stampate nel nostro dna, ormai. Chissà come sarebbe se ritornassero, la magia interrotta bruscamente, i fili spezzati. Il tempo cura, e il bruciore di una assenza si stempera nelle nuove cose eppure quella presenza è lì, in quell’angolino e un pensiero arriva improvviso, e una spina punge come allora. E sai che quello non andrà mai via. Cosa ci lega a qualcosa che è stato al punto da portarlo come eredità sotto pelle? se tutti vedessimo le cose così, forse non ci sarebbero persone che vanno via.
Mi chiedo come si sente dentro chi lo fa. E non parlo di amori che finiscono. Per quello lo so come ci si sente, purtroppo. Parlo di amicizie spezzate. Di addii improvvisi e definitivi. Quanta gente vedo litigare, andar via, partire e sparire. Quanta mancata sensibilità o quante cose non dette. Quanta mancanza di rispetto e di tatto. Quante cattiverie sputate in faccia e alle spalle. Quanta ipocrisia. Al punto da metter in discussione mille e mille cose. E quante cose perse solo per il tempo.. mia madre diceva sempre quando ero piccola “vedrai, gli amici vengono e vanno.. ad ogni ciclo di vita, ad ogni cambio di scuola, università, lavoro..” in fondo non aveva tutti i torti.. solo che a trent’anni siamo ancora pronti a crederci ancora davvero?
Per me è sempre stato il vero amore con la A maiuscola..
... non fatemi smettere di crederci.

venerdì, settembre 15, 2006

un pensiero

Simmetrie chilometri nella tua scia
che muove morbida
guidandomi verso di te
simmetrie aiutami
proteggimi nell’impalpabile
guidandomi verso di te
perché non mi manchi
la tua verità
simmetrie nel vento
baciami sfiorandomi
e quest’istante esplode nell’altissimo
stagliandosi sopra di noi
perché non mi manchi
la tua verità
simmetrie nel vento.

agli amici che invece sono andati anni fa nel vento insieme alla loro verità. le simmetrie son divenute ricordi sfumati.

perchè tanta gente riesce a chiudere le porte così all'improvviso?

giovedì, settembre 14, 2006

stress


Sono stancaaaaaaaa!!! mi sto rendendo conto che lavoro ininterrottamente da 35 ore (con pausa pranzo e cena).. non ho ancora sonno.. sarà per i mille caffè che ho bevuto?? ma le gambe e la schiena tra un po' mi abbandonano.. e la colpa non è solo mia che sono pazza, ma è della microsoft.. e dell'Office che funziona peggio della testa mia.. stanotte il word mi ha fatto impazzire, si bloccava, segnalava errori, non mi apriva file.. reboot reboot reboot.. ma devo buttare tutto e darmi all'ippica! farei meglio a cambiare lavoro..
nonènormalelavorarecomeicanieguadagnaremenodiunoperaiosemplice.
nonènormaleaverstudiatoperunavitaefareunlavorocosìdifficileecosìmalpagato.
nonènormaleaffattovedereiclientichenonrispettanociòchefaiequantovalie.
nonènormalechenessunotuteliilmazzochecifacciamoognivolta.
nonènormalecheiostiaquiadincazzarmiquandodevoancoraterminareunlavoro.
senonmimuovorischiodirestarenuovamentetuttalanotteinpiedi.
nonènormale!!

liberatemiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

lunedì, settembre 11, 2006

11/9

"Un grande re del terrore arriverà dal cielo e seminerà distruzione e morte. Il fuoco brucerà nella città più nuova. Le torri più alte cadranno"( Nostradamus )



il ricordo è sempre tremendo..

ancora epifanie..


"...Che meraviglia stare sotto il sole
sentirsi come un bimbo ad una gita
hai voglia di giocare,
che belli i tuoi complimenti
è strano non ho più voglia di pescare.
Amore mio che fame spaventosa
dev'essere quest'aria innaturale
è bello parlare d'amore
tra un fritto e un'insalata
e dirti che fortuna averti incontrata.
Che domenica bestiale
la domenica con te
ogni tanto mangio un fiore
lo confondo col tuo amore
com'è bella la natura e com'è bello il tuo cuore."

finalmente un weekend magnifico. finalmente mille risate, tante cose da fare, tanta dolcezza, emozioni belle e vere. veli di tristezza per un po' strappati via, aria fresca nel cuore, scintille negli occhi.
tu tra le mie mani.
condivisione. punti d'incontro.
ho visto la luna mai così da vicino mentre senza paura si toccava un po' di più il cielo...
30 metri da terra a testa in giù, amarti anche col mondo all'incontrario.. affidarmi a te fidarmi di te, saltare nei vuoti d'aria e ridere ridere ridere. su una giostra senza età.
un palloncino che significa mille cose. inutile spiegarle a chi sa già.
e poi il silenzio di una messa. l'emozione che sgorga pura dagli occhi all'improvviso, come un dono. per te, per la gioia di averti con me. io in una chiesa. io e te in una chiesa. che ci facevamo? speranza. e promesse. ed è stato bello. bellissimo direi. ancora tenerti par mano. étonnante.. ancora epifanie. o sto invecchiando o sto iniziando ad assaporare la vita ancora in modo diverso. ancora qualche scoperta in più, ancora qualche sorpresa. sentir la presenza, vicino, nelle mani, negli occhi. i tuoi occhi felici. miliardi di parole non dette come fiumi in piena senza suono. che sgorgano in battiti di ciglia. e si fanno melodia. quella dei sospiri trattenuti, dei capelli tra le carezze, dell'aria che trasuda miracoli. dei sogni non detti. ma fortemente voluti.
ci sono dei giorni che ti regalano momenti che restano impressi per sempre. giorni che ti svelano verità improvvise.
non smetterò di meravigliarmi. non smetterò mai di volerlo.
c'è che ormai ho imparato a sognare e non smetterò.

grazie di far parte di questo sogno.

giovedì, settembre 07, 2006

Dialogo della Terra e della Luna..


Terra. Cara Luna, io so che tu puoi parlare e rispondere; per essere una persona; secondo che ho inteso molte volte da' poeti: oltre che i nostri fanciulli dicono che tu veramente hai bocca, naso e occhi, come ognuno di loro; e che lo veggono essi cogli occhi propri; che in quell'età ragionevolmente debbono essere acutissimi. Quanto a me, non dubito che tu non sappi che io sono né più né meno una persona; tanto che, quando era più giovane, feci molti figliuoli: sicché non ti maraviglierai di sentirmi parlare. Dunque, Luna mia bella, con tutto che io ti sono stata vicina per tanti secoli, che non mi ricordo il numero, io non ti ho fatto mai parola insino adesso, perché le faccende mi hanno tenuta occupata in modo, che non mi avanzava tempo da chiacchierare. Ma oggi che i miei negozi sono ridotti a poca cosa, anzi posso dire che vanno co' loro piedi; io non so che mi fare, e scoppio di noia: però fo conto, in avvenire, di favellarti spesso, e darmi molto pensiero dei fatti tuoi; quando non abbia a essere con tua molestia.
Luna. Non dubitare di cotesto. Così la fortuna mi salvi da ogni altro incomodo, come io sono sicura che tu non me ne darai. Se ti pare di favellarmi, favellami a tuo piacere; che quantunque amica del silenzio, come credo che tu sappi, io t'ascolterò e ti risponderò volentieri, per farti servigio.
Terra. Senti tu questo suono piacevolissimo che fanno i corpi celesti coi loro moti?
Luna. A dirti il vero, io non sento nulla.
Terra. Né pur io sento nulla, fuorché lo strepito del vento che va da' miei poli all'equatore, e dall'equatore ai poli, e non mostra saper niente di musica. Ma Pitagora dice che le sfere celesti fanno un certo suono così dolce ch'è una maraviglia; e che anche tu vi hai la tua parte, e sei l'ottava corda di questa lira universale: ma che io sono assordata dal suono stesso, e però non l'odo.
Luna. Anch'io senza fallo sono assordata; e, come ho detto, non l'odo: e non so di essere una corda.
Terra. Dunque mutiamo proposito. Dimmi: sei tu popolata veramente, come affermano e giurano mille filosofi antichi e moderni, da Orfeo sino al De la Lande? Ma io per quanto mi sforzi di allungare queste mie corna, che gli uomini chiamano monti e picchi; colla punta delle quali ti vengo mirando, a uso di lumacone; non arrivo a scoprire in te nessun abitante: se bene odo che un cotal Davide Fabricio, che vedeva meglio di Linceo, ne scoperse una volta certi, che spandevano un bucato al sole.
Luna. Delle tue corna io non so che dire. Fatto sta che io sono abitata.
Terra. Di che colore sono cotesti uomini?
Luna. Che uomini?
Terra. Quelli che tu contieni. Non dici tu d'essere abitata?
Luna. Sì, e per questo?
Terra. E per questo non saranno già tutte bestie gli abitatori tuoi.
Luna. Né bestie né uomini; che io non so che razze di creature si sieno né gli uni né l'altre. E già di parecchie cose che tu mi sei venuta accennando, in proposito, a quel che io stimo, degli uomini, io non ho compreso un'acca.
Terra. Ma che sorte di popoli sono coteste?
Luna. Moltissime e diversissime, che tu non conosci, come io non conosco le tue.
Terra. Cotesto mi riesce strano in modo, che se io non l'udissi da te medesima, io non lo crederei per nessuna cosa del mondo. Fosti tu mai conquistata da niuno de' tuoi?
Luna. No, che io sappia. E come? e perché?
Terra. Per ambizione, per cupidigia dell'altrui, colle arti politiche, colle armi.
Luna. Io non so che voglia dire armi, ambizione, arti politiche, in somma niente di quel che tu dici.
Terra. Ma certo, se tu non conosci le armi, conosci pure la guerra: perché, poco dianzi, un fisico di quaggiù, con certi cannocchiali, che sono instrumenti fatti per vedere molto lontano, ha scoperto costì una bella fortezza, co' suoi bastioni diritti; che è segno che le tue genti usano, se non altro, gli assedi e le battaglie murali.
Luna. Perdona, monna Terra, se io ti rispondo un poco più liberamente che forse non converrebbe a una tua suddita o fantesca, come io sono. Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose di qualunque parte del mondo sieno conformi alle tue; come se la natura non avesse avuto altra intenzione che di copiarti puntualmente da per tutto. Io dico di essere abitata, e tu da questo conchiudi che gli abitatori miei debbono essere uomini. Ti avverto che non sono; e tu consentendo che sieno altre creature, non dubiti che non abbiano le stesse qualità e gli stessi casi de' tuoi popoli; e mi alleghi i cannocchiali di non so che fisico. Ma se cotesti cannocchiali non veggono meglio in altre cose, io crederò che abbiano la buona vista de' tuoi fanciulli; che scuoprono in me gli occhi, la bocca, il naso, che io non so dove me gli abbia.
Terra. Dunque non sarà né anche vero che le tue province sono fornite di strade larghe e nette; e che tu sei coltivata; cose che dalla parte della Germania, pigliando un cannocchiale, si veggono chiaramente.
Luna. Se io sono coltivata, io non me ne accorgo, e le mie strade io non le veggo
Terra. Cara Luna, tu hai a sapere che io sono di grossa pasta e di cervello tondo; e non è maraviglia che gli uomini m'ingannino facilmente. Ma io ti so dire che se i tuoi non si curano di conquistarti, tu non fosti però sempre senza pericolo: perché in diversi tempi, molte persone di quaggiù si posero in animo di conquistarti esse; e a quest'effetto fecero molte preparazioni. Se non che, salite in luoghi altissimi, e levandosi sulle punte de' piedi, e stendendo le braccia, non ti poterono arrivare. Oltre a questo, già da non pochi anni, io veggo spiare minutamente ogni tuo sito, ricavare le carte de' tuoi paesi, misurare le altezze di cotesti monti, de' quali sappiamo anche i nomi. Queste cose, per la buona volontà ch'io ti porto, mi è paruto bene di avvisartele, acciò che tu non manchi di provvederti per ogni caso. Ora, venendo ad altro, come sei molestata da' cani che ti abbaiano contro? Che pensi di quelli che ti mostrano altrui nel pozzo? Sei tu femmina o maschio? perché anticamente ne fu varia opinione. È vero o no che gli Arcadi vennero al mondo prima di te? che le tue donne, o altrimenti che io le debba chiamare, sono ovipare; e che uno delle loro uova cadde quaggiù non so quando? che tu sei traforata a guisa dei paternostri, come crede un fisico moderno?che sei fatta, come affermano alcuni Inglesi, di cacio fresco? che Maometto un giorno, o una notte che fosse, ti spartì per mezzo, come un cocomero; e che un buon tocco del tuo corpo gli sdrucciolò dentro alla manica? Come stai volentieri in cima dei minareti? Che ti pare della festa del bairam?
Luna. Va pure avanti; che mentre seguiti così, non ho cagione di risponderti, e di mancare al silenzio mio solito. Se hai caro d'intrattenerti in ciance, e non trovi altre materie che queste; in cambio di voltarti a me, che non ti posso intendere, sarà meglio che ti facci fabbricare dagli uomini un altro pianeta da girartisi intorno, che sia composto e abitato alla tua maniera. Tu non sai parlare altro che d'uomini e di cani e di cose simili, delle quali ho tanta notizia, quanta di quel sole grande grande, intorno al quale odo che giri il nostro sole.
Terra. Veramente, più che io propongo, nel favellarti, di astenermi da toccare le cose proprie, meno mi vien fatto. Ma da ora innanzi ci avrò più cura. Dimmi: sei tu che ti pigli spasso a tirarmi l'acqua del mare in alto, e poi lasciarla cadere?
Luna. Può essere. Ma posto che io ti faccia cotesto o qualunque altro effetto, io non mi avveggo di fartelo: come tu similmente, per quello che io penso, non ti accorgi di molti effetti che fai qui; che debbono essere tanto maggiori de' miei, quanto tu mi vinci di grandezza e di forza.
Terra. Di cotesti effetti veramente io non so altro se non che di tanto in tanto io levo a te la luce del sole, e a me la tua; come ancora, che io ti fo gran lume nelle tue notti, che in parte lo veggo alcune volte. Ma io mi dimenticava una cosa che importa più d'ogni altra. Io vorrei sapere se veramente, secondo che scrive l'Ariosto, tutto quello che ciascun uomo va perdendo; come a dire la gioventù, la bellezza, la sanità, le fatiche e spese che si mettono nei buoni studi per essere onorati dagli altri, nell'indirizzare i fanciulli ai buoni costumi, nel fare o promuovere le instituzioni utili; tutto sale e si raguna costà: di modo che vi si trovano tutte le cose umane; fuori della pazzia, che non si parte dagli uomini. In caso che questo sia vero, io fo conto che tu debba essere così piena, che non ti avanzi più luogo; specialmente che, negli ultimi tempi, gli uomini hanno perduto moltissime cose (verbigrazia l'amor patrio, la virtù, la magnanimità, la rettitudine), non già solo in parte, e l'uno o l'altro di loro, come per l'addietro, ma tutti e interamente. E certo che se elle non sono costì, non credo si possano trovare in altro luogo. Però vorrei che noi facessimo insieme una convenzione, per la quale tu mi rendessi di presente, e poi di mano in mano, tutte queste cose; donde io penso che tu medesima abbi caro di essere sgomberata, massime del senno, il quale intendo che occupa costì un grandissimo spazio; ed io ti farei pagare dagli uomini tutti gli anni una buona somma di danari.
Luna. Tu ritorni agli uomini; e, con tutto che la pazzia, come affermi, non si parta da' tuoi confini, vuoi farmi impazzire a ogni modo, e levare il giudizio a me, cercando quello di coloro; il quale io non so dove si sia, né se vada o resti in nessuna parte del mondo; so bene che qui non si trova; come non ci si trovano le altre cose che tu chiedi.
Terra. Almeno mi saprai tu dire se costì sono in uso i vizi, i misfatti, gl'infortuni, i dolori, la vecchiezza, in conclusione i mali? intendi tu questi nomi?
Luna. Oh cotesti sì che gl'intendo; e non solo i nomi, ma le cose significate, le conosco a maraviglia: perché ne sono tutta piena, in vece di quelle altre che tu credevi.
Terra. Quali prevalgono ne' tuoi popoli, i pregi o i difetti?
Luna. I difetti di gran lunga.
Terra. Di quali hai maggior copia, di beni o di mali?
Luna. Di mali senza comparazione.
Terra. E generalmente gli abitatori tuoi sono felici o infelici?
Luna. Tanto infelici, che io non mi scambierei col più fortunato di loro.
Terra. Il medesimo è qui. Di modo che io mi maraviglio come essendomi sì diversa nelle altre cose, in questa mi sei conforme.
Luna. Anche nella figura, e nell'aggirarmi, e nell'essere illustrata dal sole io ti sono conforme; e non è maggior maraviglia quella che questa: perché il male è cosa comune a tutti i pianeti dell'universo, o almeno di questo mondo solare, come la rotondità e le altre condizioni che ho detto, né più né meno. E se tu potessi levare tanto alto la voce, che fossi udita da Urano o da Saturno, o da qualunque altro pianeta del nostro mondo; e gl'interrogassi se in loro abbia luogo l'infelicità, e se i beni prevagliano o cedano ai mali; ciascuno ti risponderebbe come ho fatto io. Dico questo per aver dimandato delle medesime cose Venere e Mercurio, ai quali pianeti di quando in quando io mi trovo più vicina di te; come anche ne ho chiesto ad alcune comete che mi sono passate dappresso: e tutti mi hanno risposto come ho detto. E penso che il sole medesimo, e ciascuna stella risponderebbero altrettanto.
Terra. Con tutto cotesto io spero bene: e oggi massimamente, gli uomini mi promettono per l'avvenire molte felicità.
Luna. Spera a tuo senno: e io ti prometto che potrai sperare in eterno.
Terra. Sai che è? questi uomini e queste bestie si mettono a romore: perché dalla parte della quale io ti favello, è notte, come tu vedi, o piuttosto non vedi; sicché tutti dormivano; e allo strepito che noi facciamo parlando, si destano con gran paura.
Luna. Ma qui da questa parte, come tu vedi, è giorno.
Terra. Ora io non voglio essere causa di spaventare la mia gente, e di rompere loro il sonno, che è il maggior bene che abbiano. Però ci riparleremo in altro tempo. Addio dunque; buon giorno.
Luna. Addio; buona notte.


Giacomo Leopardi..
in onore della luna piena di stanotte..

martedì, settembre 05, 2006

lingue a sonagli


e in questo silenzio penso al losco
tiro muto riservato alle mie spalle
onoratissime
beh!
perchè non parli cosicchè potrò stanarti
lingua a sonagli sputa in bocca a tuoi fratelli


lingua a sonagli. Cantava carmen consoli.
In questi giorni si è verificato un evento poco carino che riguarda me e altri miei amici blogger.. c’è qualcuno che si diverte a commentare in modo non solo irriverente, ma alquanto stupido e irrispettoso. Si sa, si è abituati a chi non ha nulla da fare e stuzzica gli altri ridendo alle loro spalle. Bene, la stupidità è un flagello dell’umanità, soprattutto nelle ultime generazioni. Ad accettarlo si è quasi costretti. Vietato è condividerlo. Quasi necessario è cercarvi di porre rimedio. Son stata costretta ad eliminare dal mio precedente post dei commenti, offensivi soprattutto per la serietà del post e per il significato che aveva per me e per chi mi aveva lasciato un segno di condivisione.. mi dispiace dover ricordare sempre e comunque che la fantomatica libertà di ognuno (di espressione in questo caso) finisce dove inizia quella degli altri. E allora cari commentatori facenti parte dello stupid world of stupid people, se non sapete rispettare gli altri siete pregati di levare le tende e non rompere più le palle!

sabato, settembre 02, 2006

Giovinazzo-Bisceglie-Pescara

Ore 18. primo triangolare in memoria di…
Che effetto fa camminare spensierata per la strada del proprio paese e trovare all'improvviso un manifesto ben fatto che parla di un triangolare di calcetto e su scritto “in memoria di”… tuo padre.. ? Ti paralizza. Ti disorienta. Ti emoziona. Ti fa incazzare. Ti lascia l’amaro in bocca. Ti fa tornare in mente mille cose. Ti ricorda le partite di pallone. Le urla sul campo e in panchina. Le bestemmie contro gli arbitri. Le tante coppe che ci sono a casa. Le telefonate con “titti.. abbiamo vinto” oppure “titti.. ci hanno fregato..” .. Ti fa sentire un vuoto dentro immenso più del solito. Ti fa vivere un’assenza che si ricerca ogni giorno in immagini di un tempo che fu. Ti fa sentire che non hai più una voce, non riesci quasi a ricordarne il timbro. Cerchi vorace di richiamare ricordi per sentire nella memoria quel suono e non ci riesci bene. È confuso. Da un anno la sua voce si confonde, non è più chiara. E batti i pugni stretti. E abbassi la testa. E ti chiedi miliardi di cose che non hanno risposta.
Mancanza. Che non potrà mai esser colmata. Quando qualcuno è solo dentro di te, il vuoto di fuori fischia come il vento in un casolare abbandonato e diroccato.
Il fiume never lo sente.
Le libellule pure.

We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year, running over the same old ground. What have we found? The same old fears, wish you were here...

Ps. Si ringrazia nonnecessariamente per il consenso all’utilizzo del fiume never.

venerdì, settembre 01, 2006

il sole sorge alle 6.37 e tramonta alle 19.46


Settembre
Estate finita.
Estate mai iniziata.
Maglioni di cotone la sera.
Vento freddo.
L’estate sta finendo e un anno se ne va son diventato grande lo sai che non mi va.
Vaff ai Righeira.
Noia inesplosa.
Voglia di staccare, prender la macchina e partire.
Voglia di nottate a piedi nudi.
Voglia di condivisione e di posti nuovi.
Aria pesante.
Mia madre tornata dalle vacanze.
Non più sola a casa. Si ritorna nel letto singolo.
Problemi all’ospedale. Ancora. Merda.
La Zambon mi manderà i biglietti di auguri a Natale se continua così. L’emicrania mi ha stremata.
Sul fiume Never ci sono ombre che camminano.
Le libellule ne sentono la presenza.
Le libellule mi girano intorno. E lo so che è un segno.
Voglio credere ai segni. Quanti soffioni a Reading.. sulle mie mani.
Un po’ di sana trascendenza non fa male.
Una serata inattesa ieri. Ritornata sul palco. Risate con chi non parlo da mesi. Che bello.
Due ore dopo tutto come prima.
Stanchezza. Di mille cose.
Non è la prima né l’ultima volta.
Resistenza. Da quando son nata.
L’importante è tener duro.
Non smetterò mai.
Di questa estate il ricordo dei fuochi d’artificio, dei suoi occhi stanchi ma dolci.
Della sua assenza. Ancora e per sempre.
Ricomincio da quattro.
Settembre
.